Alla ricerca della memoria perduta


“Alla ricerca del tempo perduto”

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L’opera stratiforme di Marcel Proust “A la recherche du temps perdu” – “Alla ricerca del tempo perduto”- si compone di sette volumi. Nel primo, “Dalla parte di Swann”, un celebre brano narra un episodio banale in apparenza, ma che ha il potere di rievocare le emozioni sopite del protagonista, sin quasi a sconvolgere i suoi sensi in una cascata di sensazioni.

“Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E, poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita, allo stesso modo in cui agisce l’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, questa non era in me, era me stesso. Avevo cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale. Donde m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Donde veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. È stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione (e proprio ora), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità. Ma come? Grave incertezza, ogni volta che lo spirito si sente sorpassato da se medesimo; quando lui, il ricercatore, è al tempo stesso anche il paese oscuro dove deve cercare e dove tutto il suo bagaglio non gli servirà a nulla. Cercare? non soltanto: creare. È di fronte a qualcosa che non esiste ancora e che solo lui può rendere reale, e poi far entrare nel raggio della sua luce… Vado indietro col pensiero al momento in cui ho preso il primo cucchiaino di tè. Ritrovo lo stesso stato, senza una nuova luce. Chiedo al mio spirito uno sforzo ulteriore, di richiamare ancora una volta la sensazione che sfugge. … Ma, sentendo il mio spirito che si affatica senza successo, lo costringo invece a prendersi quella distrazione che gli negavo, a pensare ad altro, a ritemprarsi prima di un supremo tentativo. Poi, una seconda volta, gli faccio il vuoto attorno, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quel primo sorso, e sento dentro di me trasalire qualcosa che si sposta, che vorrebbe emergere, qualcosa che si direbbe disancorata, a una grande profondità; non so che cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e sento il rumore delle distanze traversate… E, all’improvviso, il ricordo mi è apparso. Quel sapore era lo stesso del pezzetto di madeleine che, la domenica mattina, a Combray (perché quel giorno non uscivo prima dell’ora della messa), quando andavo a darle il buongiorno nella sua camera, zia Léonie mi offriva, dopo averlo immerso nel suo infuso di tè o di tiglio”

(Dalla parte di Swan, Marcel Proust, 1913)

Io sono un palombaro che scandaglia i fondali, una talpa che scava nel sottosuolo, una “rievocatrice” incallita alla perenne ricerca del tempo perduto.

Il tuo “spirito ricercatore” ha mai fatto riemergere un ricordo unito al sottile filo di un profumo, un sapore, una parola, un’immagine del passato? Condividi la tua esperienza, mi fa piacere conoscere le tue sensazioni.

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