Perfette imperfezioni e Kintsugi


 Caro Diario,

è con autentico piacere che torno a scrivere sul blog e a leggere i  post degli amici. La scrittura del mio nuovo romanzo è terminata con un lieve anticipo, mentre il romanzo in concorso, ormai, è stato valutato. Non mi resta che attendere l’esito. Fra pochi giorni saprò, se  sono fra i finalisti, e posso continuare a sognare, oppure  se il mio sogno finisce qui.

Oggi, sono un poco giù. Piove.

Questa mattina, prima di andare a scuola, sono scivolata da un gradino della scalinata di casa, e mi sono slogata il piede sinistro. Sono, quindi, leggermente “rotta”. 

Secondo i giapponesi c’è una grande bellezza nelle imperfezioni ed è in nome di questa filosofia che hanno a cuore gli oggetti rotti. Mi conforta sapere che questo è il mio caso, giacché sono piena di legamenti strappati e ossa doloranti. Sono molto, molto imperfetta, quindi, anche molto “perfetta nelle mie imperfezioni”.

Mi sono appena ricordata che, in Giappone, l’arte di riparare con l’oro si chiama Kintsugi e ho cercato sul web un’immagine che rendesse l’idea di “perfetta imperfezione”. Ho inserito nel post questa splendida ciotola, infranta e riparata con sottili fili d’oro, che la rendono preziosa. In questa arte  vedo un grande insegnamento morale: le imperfezioni rendono “speciali” le cose e le persone. Così finiamo per amare di più chi si mostra umano e imperfetto.

E penso: “Allora, sono molto speciale, quanto imperfetta!” e continuo con l’equazione: “Merito tanto amore, perché sono tanto imperfetta, e non solo nel corpo…

Ti va di fare il sondaggio?

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